Mi incuriosisce sempre osservare le mode, in tutti i settori di riferimento come anche nel mio, e adotto spesso questa domanda: “quello che oggi sembra eccessivo – e magari per lo più lo è – potrebbe essere un correttivo di qualcos’altro che l’ha preceduto?”. Ne esco con due vantaggi: compenso l’ingrossamento amaro del fegato e cerco di restituire una chiave di senso ai naturali e inarrestabili cambiamenti che avvengono dentro e fuori e intorno a noi.
Cosa c’entra tutto ciò con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento? Forse tutta questa attenzione degli ultimi anni, per alcuni anche eccessiva, ai cosiddetti DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) sia un correttivo alla cecità che hanno incontrato i bambini di almeno un paio di decenni fa?
Chi è, quindi, un bambino con DSA? Beh, tenetevi ben saldi alla sedia o a qualsiasi altro supporto in questo momento a vostro sostegno. I bambini con DSA sono… bambini, come i bambini con qualsiasi altra etichetta sia stata loro affidata o sia in procinto di essere loro affibbiata. E i bambini hanno una meraviglia su tutte: ripetono! Ma dobbiamo stare molto attenti a cosa proponiamo loro, perché se diremo a Giovannino Perdigiorno: “sei dislessico” potrebbe tornare a casa e scrivere su un foglio bianco il numero “6”, in carattere cicciotto come alcuni gioiosi bambini dicono, e disegnargli due braccia conserte e due occhi sul capo che scrutano verso l’alto un piccolo punto interrogativo.
Perché? Perché Giovannino avrà magari compreso che da qualche parte nel mondo un numerino “6” è “perplesso”. A quel punto avremmo bisogno davvero di un Gianni Rodari che permetta ai bambini di fraintendere e ripetere solo ciò che è loro concesso, ma per fare questo tutti i bambini ormai diventati grandi devono adempiere un unico preciso compito: salvaguardare l’infanzia.