L’apprendimento in campo aziendale è un’area d’intervento che trovo sempre particolarmente stimolante. Mi permette di unire la sfera giocosa con le meraviglie della formazione esperienziale. Invitare manager d’azienda a sfidarsi con le costruzioni Lego, stimolare professionisti qualificati a risolvere complicate attività enigmistiche, tenere il computo di prove a tempo nella manipolazione di materiali a carico di specialisti di settore, hanno la magia di unire due ambiti, molto più connessi di quanto si possa pensare: il “gioco” come mondo infantile e il “gioco” come naturale e primario strumento d’apprendimento dell’uomo dalla notte dei tempi.
Questo tipo di formazione considera l’esperienza come un fattore significativo di apprendimento e sviluppo per gli individui inseriti nei contesti professionali e di vita, una sorta di processo che genera cambiamento nelle Persone e nelle Organizzazioni. Una delle caratteristiche fondamentali di tale approccio è l’uso della metafora, uno strumento che rompe gli schemi e coinvolge i partecipanti in situazioni sfidanti, caratterizzate da azione, partecipazione diretta e coinvolgimento emotivo.
Uno degli ambiti d’elezione è l’outdoor training, ovvero una sequenza di esperienze complesse che vengono svolte all’aperto, seguite da una rielaborazione di gruppo, con il fine di sviluppare nei partecipanti competenze nella cooperazione, nella leadership, nel problem solving, nella negoziazione, etc.
Quali sono gli elementi distintivi della formazione esperienziale?
Oltre all’uso della metafora già citata, sicuramente la sfida e la creatività, perché ogni partecipante si confronta con un terreno sconosciuto ed è costretto ad adattarsi, correre dei rischi, operare anche senza conoscere tutte le variabili, gestire situazioni di ambiguità stimolando così il pensiero laterale. Poi c’è il coinvolgimento attivo: il partecipante apprende attraverso l’allenamento, la prova e la sperimentazione dei propri comportamenti, laddove nessuno – tantomeno il formatore o il facilitatore – fornisce dall’esterno modelli e tecniche preconfezionate valide per tutti, così da favorire l’attivazione delle risorse personali. Un altro elemento fondamentale è la concretezza, perché l’attenzione è focalizzata sul “qui ed ora” e le attività proposte sono reali, così come le conseguenze dei propri comportamenti. L’approccio sistemico-relazionale e la stimolazione multipla, anche in ambito organizzativo complesso, permettono ai partecipanti di apprendere utilizzando tutti i canali (cognitivo, emotivo, fisico, etc.) e di trasferire gli apprendimenti ad altri contesti. Infine, ma non per importanza, c’è proprio da sottolineare il gioco, lo strumento che più di ogni altro – perché associato al divertimento e perché utilizza un linguaggio emotivo ed evolutivo più arcaico – facilita indirettamente apprendimenti più duraturi e stabili nel tempo.
Come per la mia costante pratica clinica, la mia esperienza in campo aziendale e organizzativo mi ha mostrato – e continua a mostrarmi nel tempo – che non bisogna essere bambini per giocare, ma che bisogna continuare a giocare per non smettere di apprendere.